Ho da sempre notato come i grandi pilastri del fantasy abbiano assorbito e riproposto molto della cultura cristiana.
Molti autori erano loro stessi credenti, perciò riproponevano la loro fede nelle loro opere.
Il caso più eclatante penso sia quello di Tolkien. Tolkien è il padre del fantasy epico, lui scrisse di Gandalf, della sua morte e resurrezione. Ma non è l’unico rimando cattolico nella sua opera. Frodo è un umile, messo in scena a piedi nudi, semplice e povero. Gli elfi sono uomini che non hanno conosciuto peccato originale. Il male è il male cristiano, quello del diavolo che è una minaccia constante. Una male assoluto, fatto di potere assoluto. Il bene è sacrificio e dolore. Ma è anche più forte del male, sebbene non sia mai semplice. Amo il fatto che in Tolkien il bene sia sacrificio, sia dolore, non sia così immediato come sembra. Non per niente era un genio.
Comunque.
Anche l’autore delle “Cronache di Narnia”, C.S. Lewis, era credente. Narnia stessa rappresenta una sorta di Paradiso Terrestre, dove infatti l’uomo inteso come figlio di Adamo o figlia di Eva, è colui che regna. Anche qui abbiamo la resurrezione di Aslan. Abbiamo una religione rivelata, un re che ritorna. Abbiamo addirittura nell’ultimo romanzo un’Apocalisse. Una morte che porta alla vita eterna. Elementi che lo stesso Tolkien criticò, a mio parere a ragione, perché li vedeva come simboli per indottrinare i bambini. Tolkien fu più onesto, mostrando sì la sua visione del mondo, ma senza inculcarla come fece Lewis.
La saga di Harry Potter ha molti elementi in sé della cultura cristiana. Lo stesso fatto che il cattivo sia sempre legato al serpente, è molto significativo. E anche in Harry Potter abbiamo la resurrezione del Messia.
Non starò ad analizzare romanzo romanzo, saga per saga ogni esempio di cristianità e di influenza della cultura cristiana. Questi sono alcuni esempi. Mi chiedo piuttosto perché in questo genere, il tema della fede in generale sia così presente.
Raramente vedo fantasy che non si preoccupano della spiritualità in generale. I pilastri stessi del genere affondano nella religione cattolica, nel bene e nel male.
“L’essenziale è invisibile agli occhi” diceva la volpe al Piccolo Principe. Frase abusata sui social e travisata. In realtà molto più profonda dell’apparenza. Credo che si riferisse a qualcosa che vada oltre il semplice mondo empirico. Credo che la base stessa del fantasy sia un atto di fede. Anche gli autori più distanti dal cattolicesimo, come Philip Pullman di “Queste Oscure Materie”, credono comunque in qualcosa di oltre alla scienza. Pullman ha una grande fede nella cosmologia.
Allora la domanda che mi pongo è, il fantasy è un atto di fede?
Bisogna avere almeno un po’ di fede per leggerlo?
Perché sicuramente è il genere dell’oltre. Di ciò che non è essenziale.
Perciò non penso sia giusto a vedere nel fantasy la semplice evasione dal reale. Non è così. E’ una questione di fede, e di credere. Insomma è un genere lontano dai materialisti e dagli scettici.
Io personalmente lo amo. Ma io sono credente.
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