
“Il Giardino della Paura” di Claudia Pontoriero non era un titolo che cercavo o di cui avevo sentito parlare. Però camminando per il Salone di Torino un editore davvero speciale mi ha consigliato caldamente questa lettura perché mi ha detto che meritava molta più visibilità di quella che aveva.
L’ho messo subito in cima alla lista delle letture perché una persona che crede così tanto nel lavoro di uno scrittore merita sicuramente tanta considerazione. La casa editrice è “DeNigris Edizioni” a cui devo una menzione speciale perché è davvero trasparente, onesta e si vede che lavora con genuina passione.
E ho capito perché raccomandarsi di leggere “Il Giardino della Paura”
Il libro è davvero bello. Utilizza un’idea molto semplice ossia l’idea di un uomo che deve affrontare la paura in ogni sua forma. Un uomo di nome Riccardo che vive a Firenze che si ritrova a dialogare con la versione fisica della paura che aveva da bambino, una paura semplice e atavica come quelle di molti, “La Paura del Buio” protagonista morale di questa storia.
C’è quel non so che dello Stephen King più ispirato ma c’è anche un continuo dialogo che sembra provenire dalla psicoterapia. Quella psicoterapia salvifica che vedo raramente rappresentata con delle metafore efficaci, mi viene in mente solo “Un’altra donna” di Woody Allen che però era un film non un libro fantasy.
E’ una storia che parla dell’affrontare sé stessi e ciò che non ci siamo lasciati alle spalle quando dovevamo farlo. Ma anche della comprensione di un’emozione pura e difficile come la Paura stessa. Radicata, primordiale, che non se ne va mai.
Non so se tutti ricordano la scena di “Inside Out” dove Paura prova ad andarsene come Gioia e Tristezza ma non ci riesce. Perché non può, lei non se ne va, si comprende e si accetta. Ecco è come se la Paura di quel film avesse avuto in questa storia uno spin-off tutto per sé.
Anche se le Paure di questo libro sono una nessuna e centomila. Hanno forme e volti, sono descritte come persone senza mai esserlo e non ragionano mai come persone se non negli aspetti più meschini. Sono come gli angeli biblici ma sono anche come i demoni biblici.
Sono necessari e presenti ma anche insicurezze continue.
Come difetto posso segnalare una seconda parte più calante e un po’ di mancanza di ambientazione e descrizione. Talvolta si perde un po’ la percezione del contesto, ma per me non è un difetto insormontabile.
Poi un libro che mi cita la fiaba Grimm “Giovannino senza Paura” si prende il mio cuore senza troppo sforzo. Mi conoscete ormai.
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