
L’epica inglese fa schifo per colpa di Beowulf.
Opera epica del X secolo d.C, Beowulf ha sempre subito il confronto con Iliade o Odissea. Che sono le storie del mondo. Storie universali. I due grandi filoni narrativi. Da una parte la guerra e la formazione di un ragazzino come Achille, che a fine poema diventa un uomo. Dall’altra il viaggio, alla ricerca di sé stessi, come Ulisse.
Beowulf è la storia di un energumeno che uccide una grossa bestia a mani nude.
E poi la sua mamma.
E poi fine.

Beowulf è un uomo infallibile, praticamente è la versione inglese di Adrian. E’ vero che gli eroi epici solitamente sono un po’ tutti simili, ma hanno anche dei connotati singolari che li differenziano.
Per Achille è il suo amore per Patroclo, il rispetto per il padre, la sua profonda umanità nonostante non sia del tutto umano, la sua spiccata sensibilità e la sua crudeltà al contempo.
Per Odisseo la sua intelligenza e sete di conoscenza.
Per Eracle il fatto che affronta un viaggio di redenzione, attraverso il mostruoso, il torbido, fino ad arrivare alle porte degli Inferi per sottomettere Cerbero.
Per Beowulf? Magari c’è un dettaglio che mi è sfuggito. Ma Beowulf combatte contro il male.
Liscio liscio.
Pulito.
Manicheo. Non c’è l’uomo al centro di questo poema. C’è un santo che sconfigge un drago. La mia attenzione si interrompe qui. L’unico folle che un po’ ha ripreso Beowulf è stato Tolkien, che però ha inventato poi un genere a parte con mille altre influenze.
C’è una ragione se questo eroe a differenza di Gilgamesh o Arjuna, Achille e Odisseo, non ha avuto lo stesso impatto culturale. Non è ugualmente ricordato né universale. Non ha lo stesso spessore né lo stesso lato profondo e umano. Perciò Beowulf sarà sempre l’ultima ruota del carro. Beowulf rimane importante per quel che concerne il piano linguistico, per la storia della lingua inglese. Ma per tutto il resto è la ragione per cui l’epica inglese fa schifo.
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