
Chi mi conosce da un po’ sa che non amo le storie vere.
Quindi si chiederà perché sto parlando di “Questa Libertà”.
Si tratta della storia autobiografica di Pierluigi Cappello, autore rimasto paralizzato dalla vita in giù in seguito a un incidente all’età di sedici anni.
In seconda liceo fu imposto dalla nostra professoressa d’italiano, poiché nel pomeriggio era stato organizzato un incontro con lui che veniva a scuola a presentare il libro. Io non ci andai e recuperai dopo il libro.
Me ne pentii.
Lessi questo libro e pensai: questo autore può scrivere grandi cose, questo autore ha qualcosa da raccontare. So perfettamente che avere qualcosa da raccontare non basta. Ma in quel caso c’era anche talento. “Questa Libertà” era la sua storia, la sua vita fino all’incidente e dopo, quando la letteratura era tornata nella sua vita per tendergli una mano nel momento più buio.
Salto temporale, passano gli anni, faccio l’università e mi investe il ricordo di questo libro. Perciò vado a cercare su internet se Pierluigi Cappello ha scritto altre opere in prosa.
Purtroppo ho scoperto invece che è morto nel 2017.
La notizia mi ha investito come un fulmine.
Avrei scommesso qualsiasi cosa che sarebbe esploso, che avrebbe avuto successo, che anche altre persone oltre a me lo avrebbero apprezzato.
Non conosco le cause della sua morte, e non riportandole i giornali, immagino che sia stata una scelta dei familiari di non divulgarle. Non che mi importino le cause. Però nel mio piccolo, dispiace molto anche a me per la sua scomparsa, anche se così in ritardo nel tempo.
La sua storia letta a quindici anni, alla stessa età del suo incidente più o meno, mi aveva restituito tanto. La sua storia che avevo sentito così vicina.
La sua storia che aveva raccontato asciutta e potente.
Una delle poche storie vere che è riuscita a dirmi qualcosa. A darmi qualcosa che non fossero semplici nozioni, o la semplice raccolta di un percorso di una persona.
La vera storia è quella del Pierluigi Cappello prima dell’incidente, quella dell’infanzia e del paesino. Quella delle sensazioni. Ricordo che parlava fin da subito di morte, e di ricordi legati ai morti. Di come ricordasse che la prima cosa a svanire nei ricordi per lui fosse rimasta impressa. Così come ricordo bene la parte dell’incidente perché era quella in cui si usciva dalla prima persona per poco e si narrava brevemente e senza fronzoli come era andata.
Le sue conseguenze e il letto d’ospedale. La consapevolezza negata dei genitori, il doverli proteggere dalla realtà, per quanto possibile.
Tutto però senza mai strafare, mantenendo quello stile sospeso, poetico. Senza mai voler puntare al pietismo e alla commozione facile. Non credo nemmeno lo volesse.
Era solo la sua storia, di uno che con la letteratura si è salvato. Un po’ alla maniera di Woody Allen in “Hannah e le sue Sorelle” che guarda il film dei Fratelli Marx e pensa che la vita sia comunque una fregatura, ma con qualcosa di incredibilmente piacevole e consolatorio.
In seconda liceo costretta dalla prof lessi il libro perché dovevo scrivere un commento. Quel lavoro fece cambiare opinione alla mia prof su di me. Forse fui l’unica in classe mia ad apprezzarlo davvero. Del resto i quindicenni con queste cose non hanno la giusta sensibilità, molti miei compagni di classe massacrarono il libro che per loro era solo un peso da togliersi.
Per me fu diverso perché la sua storia era la mia.
L’infanzia idealizzata, il paese piccolo, la realtà cittadina dalla quale farsi inghiottire. Era tutto ciò che stavo passando in quei brevi anni.
Altro legame che ebbi con lui fu Moby Dick, il libro che amavo di più al mondo, che per lui era stato il libro della rinascita. Il libro della compagnia al letto di ospedale.
Leggevo “Questa Libertà” ed all’improvviso ero dentro quella storia. La storia di un poeta che era si stava esponendo così tanto, anche ai giudizi crudeli di ragazzini come noi. Perché quando racconti la tua storia, ti esponi tanto.
Perciò sto scrivendo tutto questo. Mi dispiace che questo autore sia poco conosciuto, perché meritava più fortuna, in tutti i sensi. Consiglio ovviamente il libro anche se immagino che la lettura come la mia sia stata molto soggettiva. E ovviamente la storia è una storia complicata e difficile da leggere.
Mi dispiace davvero non ce ne saranno altri libri scritti da questa favolosa penna.
Recuperatevi perciò anche le sue poesie. Meritano davvero.
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