
Ho già recensito “La Canzone di Achille” per chi di voi se la fosse persa lascio il link qui: https://libriitaliani.wordpress.com/2022/02/16/la-canzone-di-achille-non-e-la-mia-iliade/
Il primo libro della Miller non mi aveva convinta. Aveva molte cose che non condividevo.
Mentre il secondo l’ho trovato di gran lunga superiore. Sarà che non andava a discutere di personaggi per me difficilmente toccabili, come Achille o Patroclo.
Circe è un libro molto buono. Non lo ritengo un capolavoro. Però è molto interessante come prenda il mito di Circe, misconosciuto ai più, me compresa, e lo elabora.
Così ci addentriamo nel racconto di questa ninfa dea, questa maga che trasformava gli uomini in maiali. Come ha già fatto per Achille, la Miller prende la Circe conosciuta ai più e ce ne racconta un’altra. Ma sta volta lo fa davvero bene. Mescolando la condizione della donna a quella della dea. Avventurandosi nel magico e nello sconosciuto. Nel luogo dell’esilio di Circe, nel luogo dei mostri.
Tutti i fratelli di Circe sono mostri, tutti quelli che la circondano poliformi e mutaforma. E’ un libro di mostri, per questo ha avuto la mia attenzione. Per questo è riuscito meglio alla Miller che nelle battaglie dell’Iliade si perdeva proprio.
Questa magia mi ha permesso di accettare il libro, e di apprezzarlo.
Nonostante alcune stupidate da fangirl che la Miller deve inserire anche qui, tipo la notte di passione tra Circe e Dedalo ma perché.
Invece le è molto riuscita la rappresentazione della terribile Pasifae. E’ esattamente la capostipite della tremenda stirpe minoica che rappresenta. Bellissima e crudele, perversa e ammiccante. Mi è piaciuta la rappresentazione di Medea in antitesi con quella femminista per me assolutamente delirante. La Medea di Circe ha un confronto molto interessante con Circe e viene anche aspramente criticata per la sua azione di annullarsi per l’uomo. Medea viene distrutta in questo libro ed è giusto così.
Mi è piaciuta la rappresentazione di Ulisse, un Ulisse che non è l’angelo che tutti rappresentano o un Ulisse idealizzato. E’ molto umano e pieno di difetti.
Mi è piaciuto l’amore per l’umanità che ha Circe, nonostante la sua brutalità. Umanità che riconosce in Ulisse, ma ancora di più in Telemaco.
L’ultima parte del romanzo è molto calante. E il finale poteva essere migliore, anche snaturando il mito di partenza. Ma il messaggio tutto sommato è buono.
Quindi niente, gran bel libro della Miller.
Ma mi piace rompere le uova nel paniere.
E adesso che farà?
Rifarà lo stesso giochetto con Persefone?
E con altri miti ancora e ancora ripetendo la formuletta?
Mi auguro di no. Però credo proprio che lo farà.
Anche se mi piacerebbe vederla costruire qualcosa di suo.
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