
Roald Dahl è stato tante cose. Era senza ombra di dubbio un razzista e colonialista. Era senza ombra di dubbio uno scrittore arcigno e misantropo che odiava gli adattamenti dei suoi libri e non ha fatto altro che parlarne male degli adattamenti dei suoi stessi libri e negare diritti finché ha potuto. Alla sua morte c’è stato infatti il boom di adattamenti perché non c’era più Roald a rompere le scatole.
Ma la caratteristica comune ai suoi scritti è una cattiveria di fondo, ancora più evidente in lingua originale, che caratterizzava i suoi libri. Alcuni libri come “Le Streghe” sono cattivi quanto il suo creatore. Nelle “Streghe” un bambino diventa topo e rimane topo per il resto della vita.
Ma anche in altri testi, “Matilda” non è così vittima dei suoi genitori, anzi, talvolta le sue vendette sono esagerate. I suoi genitori a loro volta sono genitori che non la amano, una cosa difficilissima da mostrare ai bambini.
I bambini di Dahl sono cattivi e il mondo degli adulti è ancora più cattivo di loro. I bambini non sono mai disarmati nel mondo di Dahl, anzi. Si sanno difendere e devono farlo.
La bellezza di Dahl sta nel fatto che non mette mai i bambini su un piedistallo. Sui cinque biglietti d’oro della “Fabbrica di Cioccolato” salva un solo bambino povero, tra cinque che avrebbe messo nel tritacarne per direttissima come facevano le streghe.
Censurare la cattiveria di Roald Dahl sarebbe stupido perché fa parte della sua poetica. Odia i bambini grassi è vero, la grassofobia è sbagliata è vero, ma in realtà Roald Dahl odia tutti per motivi diversi, odia belli e brutti, viziati e viziosi. In realtà odia il vizio stesso, che sia masticare gomme o guardare sempre la televisione. Ogni bambino della “Fabbrica di Cioccolato” ha un vizio fatale. Non solo quello grasso che pecca di gola.
Perché ne parlo?
Perché Netflix ha acquistato i diritti dei libri e ha censurato molti passaggi ritenuti problematici. Perché Dahl come dicevo, è uno scrittore estremo che non fa altro che sputare sentenze.
Che ti dipinge le streghe come creature cattive che vogliono solo fare del male ai bambini e subito se ne esce qualcuno dicendo “misogino” quando una rappresentazione negativa va più che bene. Il vero cancro per i personaggi femminili è la cosa opposta, è l’idealizzazione.
Poi vabbè assurdo dare del misogino e del poco inclusivo allo stesso scrittore che ha scritto “Matilda” che parlava tra le altre cose della ragazzina prima della classe che non viene capita in quanto plusdotata. Per non parlare del GGG dove il mostro era abilmente avvicinato e umanizzato e dove la bambina col nome di saggezza sapeva instaurare un dialogo con lui.
La cosa idiota è che Dahl è e rimane tuttora uno degli autori più inclusivi che mi viene in mente.
Lui parla sempre di ultimi, di poveri, di emarginati. Parla sempre di un mondo alternativo fantastico e colorato che si contrappone a una realtà grigia e normalizzata. E’ stato uno degli autori che per primi parlavano di protagoniste femminili interessantissime, in cui le bambine si identificavano. Poi sì nel mondo ci sono anche le Streghe, ossia il male che si nasconde e che si camuffa. Non hanno le parrucche perché Dahl discrimina le donne calve, ma perché sono una metafora di un male che si nasconde. Sono l’insegnamento del bambino che nel mondo incontrerà sempre più male e dovrà essere in grado di riconoscerlo. Grazie anche agli insegnamenti di una nonna che è più strega delle streghe e sa smascherare le streghe.
Quello che insomma Netflix cerca di proporre attraverso un personaggio finto alternativo e finto emarginato come Mercoledì che in realtà è solo un esempio di omologazione diversa.
Se poi non voleva prendersi la responsabilità delle prese di posizione di Dahl, sarebbe bastato non comprare i diritti. Ma si sa i soldi sono soldi. Così piazziamoci davanti una foglia di fico laddove Dahl sentenzia ed è cattivo. Depotenziandolo di fatto perché la forza di Dahl stava nella sua presa di posizione.
Rispondi