Festeggio oggi il primo anno di blog. L’anno scorso ho aperto questa rubrica per recensire libri ma sono finita col parlare un po’ di tutto. Per festeggiare mi sembrava giusto fare un elenco polemico nel mio stile. Riassumendo con dei tipi umani di scrittori che non sopporto più.
1-QUELLO CHE FA I COMPITI: è quello che scrive sempre un libro che non è mai brutto, ma mai bello. Che se gioca alla roulette scommette al massimo su un colore e mai su un numero. Che va sul sicuro ripetendo una formula già considerata. Nella gran parte dei casi è il giallista che ripete sempre la stessa formula senza apportare mai niente di nuovo o profondo. No. Non mi piace Camilleri. Nemmeno Carrisi.
2- QUELLO CHE CI CREDE TROPPO: ve lo ricordate il Leonida di 300 che urlava sempre “Questa è Sparta!” è tirava calci alle cose? Ecco io paragono a quel personaggio il tipo di scrittore che ci crede troppo. Quello che grida sguaiato messaggi tipo quelli femministi o pro diritti in maniera però sbagliata e pedante. E’ uno scrittore che ci crede troppo. E per questo è insopportabile perché urla e basta, non fa riflessioni. Sto parlando della Leigh Bardugo degli ultimi tempi, ma anche della Sarah J. Maas di Acosf che mette dei messaggi femministi fuori luogo. Non ho letto “Iron Widow” ma la maggior parte delle persone che lo hanno letto hanno detto che è così.
3- QUELLO CHE NON CI HA CREDUTO ABBASTANZA: non mi riferisco al qualcuno di insicuro del proprio talento. Mi riferisco a chi inserisce elementi nella storia solo perché vendono, in cui non credo. Chi basa la sua storia su una coppia in cui non crede. Su un personaggio in cui non crede. Su un tema in cui non crede. Come nel caso di Leigh Bardugo che ti va a inserire una storia d’amore tra Mal e Alina perché sa che vende e tu non le credi mai. Come nel caso di Erin Morgenstern che vuole scrivere Romeo e Giulietta ma tu non le credi mai.
4-QUELLO CHE FA L’IMPEPATA DI COZZE: ossia lo scrittore che vuole a tutti i costi vincere lo Strega e perciò fa un libro allusivo e metaforico da spacciare come storia universale. Per questo motivo ci ficca dentro qualsiasi tematica considerata seria: dalla mafia, agli immigrati, alla violenza sulle donne chi più ne ha più ne metta. E’ il cuoco che non sapendo quale spezia mettere ce le mette tutte (vedi La Scuola Cattolica di Albinati). Magari poi lo vince anche lo Strega, ma il libro diventa un mattone indigeribile. Non so se ne è valsa la pena. Poi dopo mi dispiace pure per il povero protagonista che finisce per collezionare più sfighe in questa maniera di Charlie Brown e degli ebrei messi insieme.
5-QUELLO CHE STA NELLE TANE DEI GHIRI: ossia il mio modo poetico che si va a riferire a chi non prende mai una posizione politica. Quello che scrive un dramma borghese spesso, o che si allontana dai suoi personaggi perché non è capace di schierarsi mai politicamente nel suo romanzo. E’ uno che mette la testa sotto la sabbia. Uno che si nasconde. Forse il peggiore di tutti perché non si prende mai una responsabilità. E’ un bambino non innocente, e deve crescere altrimenti rimarrà sempre un bambino non innocente.
6-QUELLO CHE SI E’ PERSO VERSO CASA: ossia l’autore un tempo bravo che però è finito col tornare sempre alle stesse tematiche da dove era partito. Quello che parla d’infanzia, della sua realtà e finisce per non saper più diversificare i suoi libri. E’ l’autore che è sempre uguale in tutti i suoi libri. L’esempio più evidente, mi spiace dirlo, è Elena Ferrante. Volevo metterci anche Baricco ma ritengono che neanche agli inizi fosse un grande scrittore quindi non si è potuto nemmeno perdere.
7- QUELLO CHE NON SI FA LEGGERE PER NON FARSI CAPIRE: è uno scrittore che complica una trama relativamente semplice, che costruisce sovrastrutture per far dimenticare al lettore una cosa: che non ha niente da dire. L’esempio più evidente è il Colibrì di Sandro Veronesi che mescola gli stili e il tipo di testo, i piani temporali, solo per far dimenticare al lettore la sua vacuità e banalità. Ma anche Murakami ha in molti suo testi lo stesso problema. Non si fa leggere per nascondere che non ha niente da dire. E’ solo artificio. E ha come supremo capostipite Umberto Eco.
8-L IO-MINCHIA: ossia il testo autocelebrativo e compiaciuto scritto da uno scrittore che si lascia soffocare dal proprio ego. Per questo vi rimando all’articolo a parte: https://libriitaliani.wordpress.com/2023/02/03/gli-errori-degli-scrittori-12-lio-minchia/.
9- IL TOLKIENIANO ROMPICOGLIONI: quello che imita Tolkien e nel farlo ripropone tutto ciò che era obsoleto già in Tolkien. Fatto per persone che cercano Tolkien in qualsiasi libro leggono. E’ lo scrittore che si perde nei dettagli e si scorda di personaggi e trama orizzontale. Non tutti gli epic-fantasy sono così, ma buona parte. Persino George R.R. Martin nonostante i tentativi di diversificare e anche distruggere Tolkien, ha finito con l’impantanarsi nei dettagli.
10-IL FASCISTA INVERSO: non so se avete presente la serie tv “Velma” che riprende la saga di Scooby Doo trasformandolo in un inno alla diversità che però diventa una sorta di macchinosa vendetta nei confronti dell’uomo bianco etero. Ecco lo scrittore fascista inverso è quello che vuole parlare delle discriminazioni delle minoranze e nel farlo si sente in dovere di vendicarle. E’ uno scrittore che fa propaganda ma male. Che non accetta una replica e di base applica il metodo fascista solo a ideali opposti al fascismo dimenticando che il fascismo è un modo di pensare.
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