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Perché ho detestato “Follia” di McGrath

[ALLERTA SPOILER]

[TRIGGER WARNING]

Diciamocelo, insultare libri degenerati come “After” o “Fabbricante di Lacrime” o “Cinquanta Sfumature di Grigio” è semplice perché sono fenomeni di massa che indubbiamente funzionano ma sono orribili oggettivamente parlando.

Ma quando uno scrittore scrive bene, è più difficile contestarlo.
Non si può dire che sia brutto “Follia” di McGrath.

Ma io lo dirò.
Se ce l’ho fatta con Umberto Eco, allora posso farcela con chiunque.

Al di la della parte concettuale che può essere condivisibile o meno, è il classico romanzo che ti prende emotivamente e per questo dimentichi difetti oggettivi tipo una seconda parte che crolla disperatamente nel momento in cui Edgar scompare dalla trama e anche Stella in seguito.

Narra la storia di una Madame Bovary di nome Stella sposata con uno psichiatra di nome Max con cui condivide la stessa passionalità che c’era in casa Vianello tra Sandra e Raimondo. Si invaghisce di un pazzo psicopatico di nome Edgar che è stato chiuso nella clinica dove lavora Max perché ha fatto a pezzi sua moglie a causa della gelosia. La prima parte devo dire funziona bene perché effettivamente la presenza di Stella ed Edgar e di come degeneri la loro situazione è ben scritta.
Tuttavia dopo che la loro fuga d’amore fallisce, il romanzo crolla proprio in direzione verticale. Preme l’acceleratore per andarsi a schiantare contro un muro.

Sceglie di porsi come versione aggiornata di Madame Bovary ma risulta più attuale Madame Bovary. Capisco il paragone con Flaubert non è facile, ti vai a infilare in un ginepraio. Io personalmente Flaubert lo avrei lasciato stare lì dove si trovava. Perché Flaubert non giudica mai la sua Emma Bovary. Ci dice che è una bella ragazza, ma non sta mai a sessualizzarla continuamente con occhio voyeuristico. Nel momento in cui Emma viene a mancare, porta al centro della scena il personaggio che abbiamo odiato per tutto il libro “Charles”. Una vittima della vittima. In questo libro Max viene vittimizzato e messo da parte per lasciare spazio a una voce che continua a giudicare la vicenda senza mai esporsi sul serio.

McGrath giunge dunque al finale più sbagliato della storia dei finali: aperto, insensato e perentorio.
L’errore principale è proprio il narratore, egli stesso psichiatra. L’errore è stato renderlo un ennesimo innamorato di Stella.
McGrath doveva chiamare il libro “Tutti Pazzi per Stella”. Se almeno avesse letto Peter in chiave ironica come Zeno Cosini, sarebbe stato meno detestabile e tronfio come narratore inaffidabile. McGrath lancia degli inizi come la sua presunta omosessualità ma non lo porta mai in discussione sul serio e avrebbe dovuto visto che è l’unico personaggio che rimane in presenza nel finale.

Il narratore inaffidabile è tipico del Novecento, è uno Zeno Cosini per fare l’esempio più noto e scontato. Sappiamo che è inaffidabile perché è palese che ci racconti e si racconti un sacco di frottole.
Ma ciò non significa che il narratore inaffidabile sia una pezza coprire tutte le cose che non funzionano in questo racconto.
Compreso il fatto che l’autore giudichi sempre Stella e mai sé stesso, alla fine si riduce al tipo di uomo che se vede una bionda tettona perde la testa e non capisce più niente. La scelta finale alla luce dei fatti di cui lui è a conoscenza è insensata, la tesi che anche lui sia pazzo come tutti non sta in piedi. Capisco possa avere l’infatuazione, ma che voglia costruire un matrimonio con Stella è semplicemente poco credibile. Avrebbe avuto più senso se l’avesse semplicemente desiderata fisicamente e fosse rimasto fregato da questo, come ci mostra il buon vecchio Sciascia di “A Ciascuno il Suo”. Autore che ha scritto un libro oggettivamente splendido, sebbene mi trovi parecchio contraria alla sua poetica. Non è solo una questione di poetica.

La tesi poi che di base siano tutti pazzi sinceramente non la condivido. Non puoi paragonarmi un Peter, sottone pigmalione mancato, con un Edgar che fa a pezzi sua moglie e prova a fare una scultura della sua testa. Ma non è un problema solo di tesi. E’ un problema di contrasto tra intenzione e messa in scena.
Al di là del fatto che detesto questo modo di colpevolizzare la sessualità tipico inglese che non vedevo rappresentato con tanto ardore dai tempi di “Cime Tempestose”.

Sono un inglese semplice. Se mostro la sessualità passionale, la ritraggo come una malattia distruttiva. Grazie Emily Bronte per questo. Infatti anche qui la storia passionale è distruttiva. La storia di Stella banalmente è ancora una volta la fiaba “Scarpette Rosse” di Andersen. La bambina che è stata troppo a lungo repressa quando cede al piacere poi non riesce a smettere di danzare finché non le tagliano i piedi. Ti tolgono le “Scarpette Rosse” da bambina e quando le ottieni da grande, non riesci più a fermarti. E “Scarpette Rosse” è l’unica fiaba che non mi piace di Andersen come già avevo segnalato nell’articolo che avevo scritto in merito https://libriitaliani.wordpress.com/2022/04/10/andersen-e-la-colpevolizzazione-della-sessualita/.

E mi dispiace perché sulla carta c’erano cose che trovavo davvero interessanti e che mi avrebbero entusiasmata se fatte bene.

Mi piace quando si mostrino delle madri inadeguate come Rossella O’Hara in “Via Col Vento” nei libri. Perché rifugge lo stereotipo di una maternità sempre idealizzata. Elena Ferrante è maestra in questo, ma noi riusciamo a comprendere la madre inadeguata ferrantiana egoista e anche talvolta terribile, perché sentiamo il suo pensiero. Abbiamo la sua versione.
Qui no, vediamo solo una Stella che dopo che ha conosciuto la passione diventa folle e disinteressata al figlio totalmente. Potremmo pensare che si sia suicidata per una depressione che poi la porta a fondo, che in realtà provi del dolore per il figlio, ma il narratore commette l’ennesimo errore di dirci che tutto quello che fa lo fa per Edgar.
Ed essendo inaffidabile forse mente, ma perché intrecciare così ogni cosa?
Per non prendere posizione mi sembra ovvio.
Si porta avanti la tesi che ognuno sia pazzo in fin dei conti, senza mai far prendere posizione a nessuno dei personaggi. Altra cosa che odio, ragione per cui adoro Connie Chatterley nell’”Amante di Lady Chatterley”, perché prende una posizione fortissima. Il romanzo di Lawrence è l’altro grande calco di questo racconto, con Edgar McGrath costruisce un Oliver Mellors oscuro. E ancora una volta perde in partenza perché non è minimamente odioso come il Clifford di Lady Chatterley e perché quel romanzo del 1928 risulta più attuale di un romanzo del 1996. Guarda caso un romanzo con uno scrittore molto più coraggioso che morente prende posizione anche a costo di farsi massacrare e bruciare dalla censura.
Stella potrebbe essere un ottimo carnefice, una Connie Chatterley oscura e consapevole, ma alla fine sembra sempre che ogni sua azione sia sottomessa a Edgar. L’autore tiene i piedi in due staffe, non riesce a rendere la sua donna ideale abbastanza carnefice come potrebbe e dovrebbe essere, perché è terrorizzato da porre una visione così estrema di donna. Dunque non si sbilancia. Perché? Perché altrimenti sarebbe una storia troppo politica, e invece deve rimanere distaccata e borghese.
Lo scrittore che non si sbilancia mai è un codardo che si appiattisce sul fondo sul finale. Non è il solo McGrath, gli scrittori di questo genere sono tutti così e mi hanno davvero stancata. Mi chiedo che ti dice il cervello quando scrivi un libro su la frustrazione sessuale di una donna senza credere nel sesso. Quando ne scrivi uno sulla follia mentale pastrocchiando ciò che divide una persona instabile da un criminale pericoloso. La tesi si perde quando i personaggi si perdono. Ogni volta che McGrath può scegliere di mostrare qualcosa di definitivo, rifiuta di farlo accartocciandosi sempre più su un romanzo che non finisce nemmeno.
Con un insopportabile perentorio moralista narratore inaffidabile che mai viene portato al centro della scena. Sebbene sia lui a distorcere le informazioni non viene mai preso veramente a schiaffi come viene preso a schiaffi Zeno Cosini.

Il finale è semplicemente fatto a cazzo.
Perché il messaggio è portato al centro della storia senza portarci il personaggio. La protagonista viene messa da una parte. La questione femminile sollevata pure più volte per imitare Flaubert rimane una tesi lì appesa mai smentita o confermata. E di nuovo McGrath non si fa capire perché è stato abile a giocare con la suggestione. Il colpo di scena è fatto a forza, non è per niente preparato. E sinceramente sono anche stanca di vedere la peccatrice con la tisi punita ancora e ancora.

Non puoi scrivere un bel libro e distruggerlo pezzo per pezzo sul finale. Non puoi annullare Stella nel finale, dopo che era stata lei la portatrice della tua tesi. E’ un errore di scrittura gravissimo. Stella non scompare semplicemente, si annulla sul finale perché dovrebbe seguire Madame Bovary. Senza quella grandezza che ha avuto Flaubert nel costruire Charles dopo la morte della moglie che era la lente con cui lui era stato narrato. Dopo Stella c’è l’annullamento totale di Stella. Viene inserito un personaggio come quello di Peter che non abbiamo mai conosciuto e che non viene mai costruito. Edgar è scomparso dalla trama ormai da tempo sbilanciando ogni simmetria.
Ma la gente non si accorge mai dell’importanza dei finali.
La gente si lascia trascinare dalla corrente e se era convinta oltre la metà del libro che quel libro era valido poi non lo rimette in discussione. Per questo “Follia” trae in inganno.
Per me come lettrice è indispensabile che solo un finale possa dare un senso a quello che hai scritto.
E se lo sbagli in questa maniera, hai fatto peggio di E.L James di “Cinquanta Sfumature di Grigio” . Guarda che bestialità mi fa dire questo libro. Che è meglio “Cinquanta Sfumature di Grigio” perché ha commercializzato il sesso e poi è stato rigettato da tutti senza troppo chiasso. Nessuno lo ha mai preso sul serio. Non supererà più di una generazione, è stato una semplice moda.

McGrath invece ha fottuto più di una generazione con questa poetica.
Ma non me sicuramente, che sono cresciuta leggendo Flaubert, Lawrence e Carroll e quindi la vera grande letteratura del femminile.

2 risposte a “Perché ho detestato “Follia” di McGrath”

  1. “Il finale è semplicemente fatto a cazzo.”
    tipica finesse femminile 😍

    cmq io un libro che si chiama follia e con una copertina come quella non è che mi ispiri molto

    Piace a 1 persona

    1. la finesse a volte è il modo migliore per riassumere

      Piace a 1 persona

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