[ALLERTA SPOILER]

Togliamoci il dente, “Re delle Cicatrici” non è un libro riuscito.
Non sono la prima a dirlo. E non sarò di certo l’ultima. E’ oggettivamente un libro non riuscito. Non lo è nella trama principale né nello sviluppo dei personaggi. I “vecchi” funzionano, Nikolai, Zoya, Nina Zenik e gli altri personaggi della trilogia. Così come funziona l’ambientazione e la scrittura sempre brillante ed elegante.
Il problema è che la trama e i personaggi nuovi sono stati sviluppati troppo in fretta. I personaggi nuovi in particolare non funzionano per niente.
Il libro è stato scritto in fretta, senza fermarsi un attimo a pensare a fare un’organizzazione di una storia significativa e organica.
Perciò il libro non prende mai davvero il volo. Non coinvolge. Non affeziona. E non riesce a scacciare l’impressione di sembrare una fanfiction ben scritta e nulla più.
E mi è stato chiaro che il difetto fatale di Leigh Bardugo sia la fretta. Difetto che qui le è costato caro.
Oltre al desiderio di compiacere il pubblico e i fan, oltre ovviamente alle minoranze inserite a forza per completare la mappa delle minoranze e nulla più.
La fretta però le è costata molto più di tutte queste cose perché non ha costruito una trama solida, perché ha scritto un libro che ancora non era ben sviluppato a monte. Senza idee veramente interessanti. E quindi deludente, pur avendo a disposizione personaggi molto interessanti.
E’ un po’ una delusione vedere tutto questo potenziale sprecato.
Non mi è piaciuto per niente in particolare come è stata gestita Nina. Insomma lei dovrebbe affrontare il lutto di Matthias, ma la cosa non viene ben gestita. In più il personaggio che dovrebbe essere il nuovo interesse amoroso , Hanne, non è ben sviluppato. E’ molto gettato lì a caso per essere ancora più inclusivi, ma senza sviscerare davvero. Perché come ho già detto queste cose la Bardugo le fa un po’ di facciata. Perciò mette in scena un personaggio con tantissimo in realtà da esprimere, ma non glie lo fa esprimere.
E poi sinceramente avrei preferito vedere Nina rimettersi in piedi con le sue forze, e non solo perché ha incontrato una nuova persona.
La storia tra Nikolai e Zoya è tanto scontata. Ma tanto tanto tanto. Non è costruita e non si capisce perché i due continuino a comportarsi alternativamente come una coppia di adolescenti imbarazzati e poi come due protagonisti di Sex and The City che si provocano a vicenda senza mai però saltarsi addosso.
Come coppia sono messi insieme a forza e si vede, solo perché erano gli unici personaggi forti ad essere rimasti single (con chi doveva finire Zoya? Con Tolya? Ma andiamo). Realisticamente parlando, due personaggi così potevano finire solo a litigare e fare l’amore. Sono due alfa, possono stare insieme ma non possono durare. Di certo non possono avere lo stesso percorso Friend to Lovers di Mal e Alina, che invece erano due adolescenti rintronati.
Zoya è amata dai fan, e la Bardugo lo sa. Perciò cerca di forzare l’icona di questa donna forte, sessualmente spregiudicata, potente come maga e bella come una dea. Non ce la mostra mai in azione, ma ci ripete continuamente in maniera pesante queste caratteristiche. Il che mi delude da una scrittrice così esperta, che va a violare una regola semplice come quella dello “show, don’t tell”.
Se tu scrittrice mi ripeti continuamente “AMA ZOYA” io mi indispettisco e basta. Anche perché non amavo particolarmente Zoya nella trilogia, anzi è un personaggio del quale non ho mai capito il successo.
La Bardugo ha sempre avuto talento per i dialoghi, ma gli scambi tra Nikolai e Zoya sono prolissi e poco definiti , altro errore dovuto alla fretta.
Alcuni capitoli sembrano i peggiori POV delle “Cronache del Ghiaccio e del Fuoco”, chi li ha letti ha capito di che parlo. Quei POV su Brienne che va a cavallo inutili e noiosi, che tu da lettore ti chiedi: ma perché mi sta raccontando questa cosa inutile?
Peccato perché era un’occasione per crescere per Leigh Bardugo. Ma questo libro non funziona, anche se sinceramente non mi ha fatto arrabbiare come il suo seguito.
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