Caparezza è il rapper patrono degli strambi. Con i suoi capelli ricci e il suo cervello gigante, è uno dei più apprezzati autori italiani, perché non dice mai niente di banale o scontato. Studiando e essendo iperattivo, riesce a fare in modo che ogni suo album comunque abbia qualcosa da dire, anche se non è un capolavoro. E’ il caso di “Exuvia”, che non mi ha fatto impazzire. Ma “Il Mondo dopo Lewis Carroll” è la canzone che preferisco di Caparezza.
Perché a sua volta Caparezza si riferisce a una patrona assoluta degli strambi : Alice, dal paese delle Meraviglie di Lewis Carroll.
Caparezza si identifica nel Cappellaio e le scrive una lettera decadente e scadente.
Chiede ad Alice come stia, come vada la sua vita dopo il Paese delle meraviglie. Rimpiange di averla persa.
Dei tre volti della pazzia che Carroll ci ha mostrato, la gente si ricorda sempre del Cappellaio.

Al tè tra folli però, sono presenti anche la Lepre Marzolina e il Ghiro oltre al Cappellaio. Il Ghiro rappresenta la depressione che ti porta a dormire sempre, e a isolarti dal mondo. La Lepre l’impulso sessuale incontrollato, infatti la follia della Lepre Marzolina deriva dal fatto che le lepri a marzo vanno in calore. Il Cappellaio invece è la pazzia pura, è colla e mercurio sniffati insieme, è la pazzia di una persona che non sa vivere al mondo perché le sue regole sono diverse da quelle del mondo.
Caparezza è diventato lui, sfoglia calendari con un solo giorno, lunedì, e nella pancia ha un freccia che è una meridiana. Ha litigato col tempo e non hanno fatto pace.
Cappellaio Matto e Alice sono due parti della psiche della stessa persona. E Caparezza lo sa. Il vecchio sè stesso pazzo che ha litigato col tempo, ha paura della bambina sensibile che viaggiava per Wonderland. Ha paura di non essere riconosciuto da lei, nel mondo dopo Lewis Carroll, e in ultima battuta di averla persa. Alice è la capacità di meravigliarsi.
Il catalogo che Caparezza sfoglia è un catalogo di persone spezzate e stralci di infanzia, Marilyn Monrore, i Fratelli Grimm, la cravatta ad Huckleberry Finn. O entri nel sistema o soccombi, rimanendone fuori. Perdendoti alla ricerca di Alice che se ne è andata.

L’ultima strofa è fantastica con quell’inizio potentissimo “HO PERSO MERAVIGLIA, NELLA METRO NELLA VIGNA, ERA PLETTRO, ERA BIGLIA, ERA LENNON, ERA GILLIAM”.
Alice persa, lasciando spazio a un Cappellaio che se prima era una parte di lei ora l’ha sostituita. Perso in città e in campagna, incapace di vedere le sue passioni ancora , come plettro (musica) e biglia (giochi di bambino). Lennon in musica, genio creativo, Gilliam in cinema, genio visionario.

Infine il Cappellaio infantile rinfaccia ad Alice di averlo abbandonato, a contemplare i suoi ciuffi bianchi. Perché ha litigato col tempo sì, ma non per questo il tempo si è scordato di lui. E’ lui ad aver perso la sua moltezza, non Alice, che è solo una Meraviglia che si è dissolta nel corso degli anni.
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