
Devo dire che io sono una lettrice molto pigra e istintiva. Se la copertina mi colpisce, ho comprato il libro. E con un titolo come “Malena Senza Sonno” non potevo astenermi. E’ un titolo che strega. Per un romanzo che strega, almeno all’inizio. Ti aggancia e non ti lascia più.
Il tema principale è messo subito davanti a tutto, ossia quello dell’aborto spontaneo. E’ una cosa che ho apprezzato molto perché l’aborto spontaneo è più comune di quello che si pensi e purtroppo è ancora vissuto come un tabù. O peggio, non viene data la giusta attenzione al trauma che può provocare in una persona e raramente l’ho visto rappresentato quanto in letteratura, tanto nel cinema o nelle arti visive, con questa centralità. E con questa sensibilità.
Avrai altri figli, le dicono, ma lei vuole quello che ha perso. Non è una perdita che si sostituisce, come pensano gli esterni.
La scrittura è molto buona, curata e agile. I dialoghi invece li ho trovati meccanici e troppo sbrigativi o confusi. Il che è strano perché io ho sempre trovato più difficile da scrivere la narrazione rispetto al dialogo.
Ho riscontrato al contempo lo stesso difetto del primo volume di Eternal War https://libriitaliani.wordpress.com/2022/03/23/eternal-war-un-compromesso-storico/, altro libro di genere italiano piacevolmente sorprendente. Il difetto sta che la parte realisica si amalgama male con quella fantastica. Ci sono ancora una volta due binari paralleli che si incontrano verso la fine, ma che si mescolano fino a un certo punto. Anche se in “Malena Senza Sonno” questo difetto è meno evidente.
Ho adorato invece la narrazione doppia, prima introspettiva in Malena e poi narrata esternamente da chi sta cercando le sue tracce. Errante e Custode, due personaggi un po’ troppo simili tra loro, però molto interessanti e misteriosi.
L’introspezione va di pari passi alla narrazione, creando atmosfera.
Questa è una cosa che solo un maestro della scrittura sa fare. Mi ha ricordato il “Notturno Indiano” di Tabucchi ma soprattutto “Piccoli Equivoci Senza Importanza”. Lo stesso senso di alienazione. Lo stesso senso di straniamento.
Mentre in alcune immagini più visive, ci ho scorto anche qualcosa del senso del body horror del cinema di David Cronenberg.
Le suggestioni e le immagini funzionano, ma ciò che funziona di più è l’introspezione.
L’unica pecca secondo me potrebbe essere che metafore e linguaggio risultano molto ricercate e anche difficili. Così facendo il romanzo si ritaglia una nicchia nel genere, e non riesce ad essere più universale, come invece è Eternal War.
Tuttavia è un libro che mi ha piacevolmente sorpreso e che consiglio. E se a dirlo è una lettrice esigente come me, vuol dire che è davvero sorprendente, specialmente per chi ama il genere.
Ultima nota, si vede un lavoro di editing di rara cura specialmente per l’Italia. C’è molta attenzione in ogni singola parola. Complimenti anche a Dark Zone quindi. Oltre a Daisy Franchetto che è un’autrice da tenere d’occhio.
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